Antropologia e Odontologia Forense
 
Mia mamma ha avuto ragione a costringermi a studiare una lingua straniera. Ricordo quanto insistette per convincermi con le buone ragioni, avevo solo dieci anni. Poi, siccome le buone ragioni non sono bastate, è passata alle minacce:
Costretta dalla necessità di non perdere il mio emolumento proposi con tipico senso pratico preadolescenziale: . Ne seguì una discussione su quale lingua straniera fosse degna della mia attenzione. Io insistevo, mi sentivo portata per l’oriente e poi la civiltà orientale aveva una storia plurisecolare…
Lei con pazienza e severità, replicò calma: . Io optai per qualche mille lire in più nelle mie tasche a sfavore dell’attrazione per l’oriente e studiai finalmente l’inglese.
Poi mi sono laureata con indirizzo in criminologia e l’inglese si è rivelata la scelta giusta. Oggi faccio parte dello staff scientifico-forense dell’agenzia Octopus e non potrei tenermi aggiornata se non conoscessi l’inglese. Ogni volta che voglio approfondire un qualsiasi argomento di una qualsiasi scienza forense ringrazio mia madre. Dattiloscopia, tanatologia, medicina legale, esame del DNA, repertazione e conservazione delle prove, entomologia e antropologia forense: se cerco un manuale serio lo trovo solo in inglese. In italiano solo poche pubblicazioni e spesso avare d’informazioni.
Ma finalmente uno spiraglio: il testo atlante “Antropologia e Odontologia Forense – Guida allo studio dei resti umani”, scritto dalla Dottoressa Cristina Cattaneo e dal Professor Marco Grandi – di Monduzzi Editore. Quest’opera è una delle pochissime e certamente tra le migliori pubblicate in Italia. Secondo me molto utile agli antropologi forensi, ma anche, per la sua chiarezza, di supporto agli investigatori della polizia e ai detective privati che si occupano d’indagini penali o persone scomparse.
D.G.