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Nelle pieghe delle celebrazioni di Falcone e Borsellino si annidano come parassiti i politici che hanno sempre parteggiato per la mafia.

Il 23 maggio è il ventottesimo anniversario della morte di Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Antonio Montinaro, Rocco Dicillo e Vito Schifani, uccisi dalla mafia con 400 chili di tritolo e T4 lungo l’Autostrada A29 all’altezza di Capaci. Ricordo distintamente la tragica notizia sentita per radio durante un appostamento per conto di un cliente della mia agenzia investigativa. Due mesi dopo, il 19 luglio 1992, la mafia colpì ancora con 90 chilogrammi di Semtex in Via Adamelio, uccidendo Paolo Borsellino, Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina, Claudia Traina. Oggi si celebrano questi eroi, ma bisogna fare attenzione che tra le celebrazioni stesse di Falcone e Borsellino si annidano tutti quei politici che per decenni hanno tollerato o addirittura favorito la mafia.

Quelle uccisioni, ultime di una serie infinita, sono state le due gocce che hanno fatto traboccare il vaso, sollevando una indignazione popolare anti-mafiosa. La vergogna più grande per molti nostri politici, dirigenti e magistrati sta nel fatto che questa indignazione non si è sollevata da loro, salvo rare eccezioni, ma dalla gente comune, cioè dalle persone più fragili ed esposte all’ambiente mafioso, quelle che lo Stato dovrebbe proteggere.

Del resto, se guardiamo alla scia di delitti mafiosi commessi dal dopoguerra ad oggi, persino a un semplice titolare di agenzia investigativa come me viene il sospetto ci sia sempre stato un forte legame tra politici e malavita organizzata.

Ancor prima dei turpi delitti di Falcone e Borsellino, i due eroici magistrati e il loro pool sono stati a lungo criticati e calunniati da colleghi e politici di dubbia moralità. Ricordo che da giovane titolare di agenzia investigativa seguivo sui giornali le vigliaccate del corvo che tentava invano di minare col sospetto e la calunnia la credibilità di uno dei migliori giudici di tutti i tempi.

Come titolare di agenzia investigativa e criminologo, negli anni successivi ebbi occasione di svolgere indagini a contatto con criminalità mafiosa ed è impressionante come spesso magistrati o politici super-scortati e poliziotti super-armati si permettano di giudicare la povera gente che deve subire la mafia in prima linea senza alcun baluardo. Il disappunto di questi disgustosi anti-eroi capaci solamente di giudicare è sempre stato direttamente proporzionale alla loro inerzia nel combattere i fenomeni mafiosi.

So per certo che in passato governi stranieri hanno messo a disposizione dell’Italia la loro tecnologia antiterrorismo per perseguire i fenomeni mafiosi e inspiegabilmente (se non con la connivenza di molti nostri politici coi mafiosi) non sempre la proposta è stata accolta con entusiasmo. Del resto la dice lunga il fatto che abbiamo una classe dirigente e politica che durante l’ultima grande crisi del 2008 invece di pensare alle riforme e al popolo ha pensato bene d’incrementare le entrate di stato con sale slot e bingo, spesso gestite dal crimine organizzato.

Pubblicato in data: 24 May 2020

 

 

 


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