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Buongiorno, sono un’iscritta alla vostra mailing-list e avevo intenzione di acquistare uno spray al peperoncino per autodifesa, visto che ultimamente è stato legalizzato. Ma ho letto un articolo su l’Espresso che mi ha molto scoraggiato. Scrivono che è una soluzione a basso costo, ma che suscita numerose perplessità. Aggiunge che la diffusione degli antiaggressione è stata criticata dall’Associazione Nazionale Funzionari di Polizia, perché potrebbe mettere in difficoltà gli agenti delle Forze dell’Ordine, costringendoli a indossare maschere antigas. Aggiungono – e non hanno tutti i torti – che per noi donne è improbabile trovare tempestivamente lo spray nelle nostre borsette in caso di aggressione e che la vittima potrebbe scatenare violente reazioni da parte dell’aggressore anche solo cercandolo. L’Espresso conclude scrivendo che lo spray potrebbe provocare decessi per asfissia se utilizzato impropriamente dai vigili urbani o dalle ronde, e snocciola una serie di dati in cui lo spray negli ultimi 15 anni è stato uno strumento più utile ai criminali (brigate rosse comprese) che alle persone come me in cerca di un rimedio alla propria insicurezza. Voi cosa ne pensate

Gentile Signora, negli ultimi 15 anni lo spray al peperoncino è stato utilizzato soprattutto dai criminali perché era illegale o percepito come tale, e ne veniva scoraggiato l’acquisto. Prima del 1998 una donna indifesa rischiava guai seri se era trovata in possesso dell’antiaggressione; viceversa criminali di tutte le taglie si procuravano pacchi di “spray pro-aggressione” al peperoncino e al mace (sostanza chimica lacrimogena). Negli anni ottanta le rapine con lo spray su alcune tratte ferroviarie erano diventate una consuetudine, tanto che non mi sarei sorpresa se l’avessero prevista nel biglietto. Quando questi criminali venivano arrestati, compensavano l’aggravante della mano armata con la mancata classificazione dell’arma, sconti di pena, indulti e buona condotta.
Solo intorno alla fine degli anni ‘90 lo spray venne preso in considerazione dai nostri governanti come mezzo per autodifesa. Furono incaricati degli “esperti” di armi che discussero a lungo se lo spray fosse da considerarsi un’arma ad aria compressa, perché il suo contenuto è a pressione (?) o fosse assimilabile ad un’arma chimica (?!?). Finalmente nel 1998 la Commissione Consultiva sugli armamenti ed esplosivi del dipartimento di Pubblica Sicurezza, presso il Ministero dell'Interno, lo catalogò “strumenti di autosoccorso”, non potendolo inserire tra le armi comuni o tra quelle chimiche, poiché non in grado di recare offesa alla persona.
Tuttavia il riconoscimento dello spray antiaggressione avvenuto nel 1998 non impedì una forte confusione sino ai giorni nostri. Secondo il copione della solita italietta dalla legiferazione nebulosa e dal diritto incerto, si assisteva a sequestri d’intere partite di spray antiaggressione come fossero kalashnikov, salvo poi scoprire a colpi di Cassazione che il solerte funzionario responsabile dell’iniziativa non aveva interpretato bene la normativa o aveva ecceduto in fatto di zelo.
Il recente riconoscimento dello spray antiaggressione è un notevole passo avanti, tuttavia è indispensabile fare alcune considerazioni senza secondi fini commerciali e faziosità politiche.
Come da allegato scaricato dal sito dell’ANFP, non è vero, come scrivono sull’Espresso che l’Associazione Nazionale Funzionari di Polizia è preoccupata per gli agenti delle Forze dell’Ordine costretti a indossare maschere antigas (sarebbe triste che i nostri poliziotti armati sino ai denti temessero lo spray); l’associazione ha solo giustamente osservato che la libera vendita degli antiaggressione potrebbe diffonderli soprattutto tra i balordi (ma questo è inevitabile per tutte le armi e non cambia la situazione se è vero che a tutt’oggi lo spray è utilizzato soprattutto dai delinquenti); proporrei la compilazione di un modulo al suo acquisto e severe sanzioni per il suo impiego criminale (senza sconti di pena, indulti e buone condotte). D’altra parte chi di noi potenziali vittime di violenze e rapine, potendo scegliere, preferirebbe che il proprio aggressore fosse armato di un taglierino o di un’arma da fuoco piuttosto che di una bomboletta al peperoncino? Chi di noi, nella sventura di un attacco, preferirebbe rischiare una pistolettata o una coltellata anziché una mezzoretta di forti bruciori agli occhi e alla gola, senza conseguenze letali?
Sostenere che lo “spray possono provocare decessi per asfissia se utilizzato impropriamente dai vigili urbani o dalle ronde” è un po’ come dire che gli accendini in mano a persone disattente potrebbero causare incidenti mortali.
È vero che lo spray antiaggressione, come qualsiasi arma per autodifesa, tenuto in borsetta anziché portato indosso è pressoché inutile. Ma questo fa parte dell’addestramento che qualsiasi arma richiede per diventare un efficace mezzo di autodifesa. Da quando gli spray sono stati legalizzati in Italia, li regalo spesso ad amiche e clienti; la maggior parte di esse lo dimenticano in borsetta, lo lasciano a casa e non hanno la pazienza neppure di leggere le istruzioni. Al contrario l’efficacia dello spray dipende dall’allenamento. Esistono veri e propri corsi in cui vengono utilizzati spray dal contenuto inerte per simularne l’impiego.
Per quanto riguarda la “paura di scatenare violente reazioni da parte dell’aggressore”: qualcuno è in grado di affermare che le aggressioni di stupratori o di psicopatici sono sicuramente meno violente e devastanti se le vittime non tentano di difendersi? In verità è ancora questione di allenamento, di temperamento, di capacità valutativa e di fortuna della vittima.
La mia vera e unica perplessità sta nel prezzo degli spray antiaggressione, che considero uno sgarbo nei confronti dei più deboli. Le bombolette, che l’Espresso definisce una “soluzione a basso costo”, escono dalla fabbrica intorno ai 3/4 euro, esagerando, e in Italia vengono vendute a prezzi compresi tra i 20 e i 40 euro, con ricarichi superiori al 1000%. Alcune di queste bombolette, vendute a peso d’oro, contengono una percentuale insufficiente di capsicina (che non dovrebbe essere inferiore all’8% per garantire un minimo di efficacia) o non portano data di scadenza, esponendo l’aggredito a pericolose illusioni.
Dunque il mio parere, cara signora, è che lo spray antiaggressione, portato indosso anziché in borsetta, è senza dubbio utile; ben sapendo che tuttavia esso non risolverà tutte le sue esigenze di sicurezza e ricordando che l’autodifesa si basa sulla prevenzione e sull’allenamento, prima che sull’armamento. Per farsi un’idea più precisa della complessità dell’argomento la invito a leggere due articoli inseriti nella Rubrica “Libri e Articoli”: il primo intitolato “Così si scoraggia lo stupratore”, scritto da Raffaele Panizza su Panorama del 5 ottobre 2006; il secondo scritto da me sul periodico “Detective” dell’11 ottobre 2006.
Enrica Ceruti


Dal sito www.anfp.it – Associazione Nazionale Funzionari di Polizia:
Il 23 marzo è stata inviata al Ministro dell’Interno, Roberto Maroni, una nota concernente un dossier sull’effetto boomerang, per la sicurezza pubblica, dello spray al peperoncino. I dati degli ultimi 15 anni registrano 60 rapine, 50 aggressioni o molestie, 4 violenze carnali, 2 omicidi ove lo spray è stato utilizzato per rendere inoffensiva la vittima, contro solo 17 casi di difesa, di cui 14 vanno a buon fine (2 evitano una violenza carnale, 4 un’aggressione, 3 una rapina ed in 5 casi è utilizzato dai vigili urbani), in 3 casi la difesa non solo non sortisce effetto ma scatena maggiormente la violenza dell’aggressore. Inoltre, in due diversi studi scientifici statunitensi, di cui uno elabora i dati del Dipartimento di Giustizia U.S., sono state accertate nel complesso 30 casi di morte direttamente connessi al’utilizzo di spray all’O.C. (oleoresin capsicum).Lo stesso dossier è stato inviato ai membri delle Commissioni Affari Costituzionali e Giustizia della Camera invitandoli a riflettere sull’approvazione dell’art. 20 (Norme materia di controllo delle armi, delle munizioni e degli esplosivi) del progetto di legge n.2180, che aprirebbe la strada alla libera vendita ed al porto in luoghi pubblici di uno strumento in grado di agevolare i criminali per micro, macro rapine e violenze di ogni tipo. Alle forze di polizia sarà negata qualsiasi possibilità di reazione e di prevenzione ed a farne le spese sarebbero, dunque, le persone anziane, le donne ed i più deboli, proprio coloro che si vorrebbero proteggere con tale strumento, verrà, altresì, esposto ad un maggiore pericolo qualsiasi esercizio commerciale.

Pubblicato in data: 02 May 2009

 

 

 


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