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L’inefficienza del sito web dell’INPS svela per l’ennesima volta un problema di arretratezza del settore pubblico rispetto a quello privato.

Non mi sorprende l’inefficienza del sito dell’INPS alla richiesta dei bonus per l’emergenza coronavirus. È sempre stato così per l’informatica istituzionale del nostro Paese e di tutte quante le altre nazioni.

Molti anni fa, come ebbi modo già di raccontare in altre occasioni, il Ministero dell’Interno italiano istituì il primo archivio informatico dei precedenti di polizia e nei primi mesi un hacker, neppure tanto bravo, riusciva ad entrarvi regolarmente per ottenere informazioni riservate, tanto che le proponeva ad ogni agenzia investigativa.

Più recentemente con la mia agenzia investigativa mi sono occupato di un caso di spionaggio industriale per conto di un grosso gruppo.
Il cliente si era già rivolto all’Autorità giudiziaria, quindi la mia socia ed io fummo pregati dal cliente di presenziare da semplici osservatori al lavoro di uno specialista incaricato dalla Procura a entrare nel sistema informatico dell’azienda (all’insaputa degli stessi IT Security Manager aziendali) per installare un software di monitoraggio della postazione di un indagato.
Lo specialista aveva una carriera informatico-militare alle spalle e si capiva che millantava un’abilità inesistente. I suoi successi dipendevano più dalla sua posizione connessa alle attività di Polizia giudiziaria che da reale destrezza in materia di computer. Dopo aver smanettato per una mezzora sulla tastiera senza successo l’esperto iniziò a sudare freddo e dare segni di cedimento; poi la mia socia dell’agenzia investigativa individuò un post-it con un numero tra un’infinità di cartoline, pupazzetti e memo appiccicati attorno alla postazione: era la password. Sembrava di assistere a quella famosa gag in cui un poliziotto tenta disperatamente di buttare giù una porta a spallate e poi arriva un collega che prova a sospingere la maniglia e l’apre senza sforzo.

Come titolare di agenzia investigativa ho incontrato più millantatori che esperti d’informatica, soprattutto nel settore pubblico, che permette ai mediocri di vivacchiare professionalmente nonostante tutto. Non che manchino le eccezioni, qualche grosso professionista c’è, basti pensare al Generale e Professor Umberto Repetto, ma i migliori se li prende il settore privato come in tutti i campi. Infatti anche il Gen. Repetto è diventato un libero professionista da qualche anno.

Numerose persone truffate on-line si rivolgono alla mia agenzia investigativa dopo aver ricevuto parole di scoraggiamento dalla Polizia Postale, senza che questa abbia voluto prendere in carico alcuna denuncia e neppure fare un tentativo di identificazione.
Gli specialisti della mia agenzia investigativa, invece, il tentativo lo fanno sempre e nel 5% dei casi riescono a localizzare il truffatore, perché nonostante crimini simili siano pressoché impunibili tra rogatorie e cavilli di Diritto internazionale, non bisogna dimenticare che la ricostruzione della truffa ha soprattutto un valore di riscatto psicologico per le vittime.

Pubblicato in data: 03 Apr 2020

 

 

 


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